lunedì 15 settembre 2025

La bellezza siciliana vola in finale: Giada, Viviana e Giusi a Miss Italia 2025


Tre giovani siciliane si sono guadagnate un posto tra le quaranta finaliste che lunedì 15 settembre si contenderanno la corona di Miss Italia 2025. L’atto conclusivo dello storico concorso ideato da Enzo Mirigliani si terrà al PalaSavelli di Porto San Giorgio, in provincia di Fermo. A rappresentare la Sicilia saranno Giada Stabile, Viviana Mudò e Giusi Maugeri, tutte diciannovenni.

Giada Stabile, incoronata Miss Sicilia, è di Catania. Alta 1,76, frequenta il corso di laurea in Scienze e Lingue per la Comunicazione. “La vita mi ha posto davanti a difficoltà che mi hanno insegnato a maturare e a diventare più forte”, ha raccontato dopo la vittoria ottenuta a Piazza Armerina, in occasione della finale regionale.

Viviana Mudò, eletta Miss Parco dell’Etna, arriva da Scordia, nel catanese. Con i suoi 1,75 di altezza, vede nella passerella non solo moda ma libertà: “Ogni sfilata è un confronto con me stessa, un modo per trasformare le emozioni in energia”, ha spiegato. Di lei colpisce anche la capacità di ricordare minuziosamente i tratti delle persone che incontra.

Giusi Maugeri, che porta la fascia di Miss Sorriso Sicilia, proviene anch’essa da Catania. È alta 1,74, si è diplomata al liceo scientifico e ha intrapreso gli studi in Medicina e Chirurgia. Lavora come modella in uno showroom, pratica karate agonistico e si descrive come “una ragazza concreta, ma con sogni custoditi nel cuore”. A sorreggerla, dice, è “una forza silenziosa” che la accompagna nei momenti più difficili: “So stare bene da sola, ma apprezzo chi riesce a starmi vicino senza invadermi”.

Il sorriso che sfidò la paura: l’eredità di Padre Puglisi

Sono trascorsi trentadue anni dall’assassinio di don Pino Puglisi. Tre decenni e più da quel suo sorriso disarmante che, senza parole altisonanti, riuscì a incrinare la pretesa di chi pensava di governare con il terrore. Oggi non si esalta un simbolo astratto, ma si ricorda una persona concreta: un prete che non inseguiva la gloria, né desiderava il sacrificio. Era semplicemente un uomo che ha scelto di comportarsi da cittadino responsabile, e in una terra in cui la normalità diventa spesso atto di ribellione, questa coerenza è bastata a scatenare l’odio della mafia.

Così lo ha ricordato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, nell’anniversario del delitto avvenuto il 15 settembre 1993, quando Puglisi cadde sotto i colpi della criminalità organizzata e che, vent’anni dopo, è stato riconosciuto Beato.

Lagalla ha aggiunto che Puglisi non ha mai fatto della provocazione la sua arma, né ha scelto lo scontro diretto. La sua battaglia era un’altra: restituire speranza, dignità e consapevolezza a chi era stato abituato al silenzio e alla paura. La sua uccisione non ha cancellato quel percorso, anzi lo ha reso più evidente, mostrando quanto la mafia tema l’educazione, la libertà di pensiero e la forza dei gesti semplici che costruiscono comunità. Palermo – ha ribadito – non deve fermarsi al ricordo: occorre dare continuità al cammino avviato. I semi piantati da Padre Puglisi non devono restare solo memoria, ma trasformarsi in impegni concreti.

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, lo ha commemorato: “A distanza di 32 anni dalla sua uccisione, l’esempio di don Puglisi rimane vivo. Con il Vangelo come arma, ha saputo affrontare la mafia. Il suo sacrificio continua a rappresentare un’eredità di fede, coraggio e responsabilità che il Paese ha il dovere di custodire e trasmettere”.